“Proteggo la protesta”: dalla parte di chi è in piazza per i diritti
Da venti anni la sezione italiana di Amnesty international è assicurata con CAES. Un rapporto consolidato nel tempo che ha permesso una conoscenza reciproca tale da poter sviluppare insieme coperture assicurative dedicate e realizzate su misura, come ha riportato Gianni Fortunati, presidente di CAES.
È il caso della polizza sviluppata per la task force di osservatori coinvolti nella campagna globale "Proteggo la protesta”. Amnesty International Italia, nell’ambito del suo più ampio programma “Spazi di libertà”, ha infatti formato una trentina di persone per controllare l’andamento delle manifestazioni in Italia.
Questa attività ha l’obiettivo di favorire da una parte l’incolumità dei manifestanti e, dall’altra, di tutelare la reputazione degli operatori delle forze di polizia che svolgono correttamente il loro lavoro. “Un progetto a tutela di tutti”, si legge sul sito di Amnesty international Italia.
L’obiettivo dell’organizzazione è infatti quello di contribuire a far sì che le libertà di espressione e manifestazione in Italia siano pienamente rispettate, in accordo con il diritto internazionale e con quelli sanciti dalla Costituzione; che le manifestazioni si svolgano senza rischio per l’incolumità delle persone e che siano garantite trasparenza e responsabilità sull’uso della forza in contesti di piazza.
Questo contributo risulta oggi più che mai prezioso anche in vista dell’approvazione da parte del Senato del Ddl 1236 (ex 1660), il cosiddetto Ddl Sicurezza, già passato con esito favorevole dalla Camera dei deputati. Come dichiarato dalla stessa Amnesty international Italia, che è stata convocata in Parlamento proprio in merito al Disegno di legge lo scorso 17 maggio, la preoccupazione più grande è che si restringano ulteriormente gli spazi di protesta pacifica criminalizzando chi partecipa attivamente a cortei e manifestazioni. Secondo Amnesty le proteste pacifiche non sono infatti una minaccia all’ordine pubblico ma al contrario un diritto per contribuire al cambiamento.
Il ruolo degli osservatori è quindi delicato e grazie al dialogo costante e aperto con CAES come unico interlocutore, riferisce Ileana Bello, direttrice generale di Amnesty Italia, è stato possibile non solo ricevere una risposta coerente e adatta alle loro esigenze specifiche, ma addirittura di comprenderle più a fondo.